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Il Calcare

PREMESSA

tubo incrostato di calcare e pulito

Se non ci fosse l'inquinamento l'acqua potrebbe essere consumata così come è prelevata dalla sorgente, infatti allo stato naturale essa contiene molti sali minerali necessari all'organismo.

Non sempre l'acqua imbottigliata può essere classificata buona, inoltre il tempo che trascorre tra l'imbottigliamento e il consumo, a causa della esposizione alla luce, non garantisce la perfetta qualità dell'acqua confezionata.

L'acqua erogata dalle aziende cittadine è generalmente sicura in quanto controllata giornalmente a differenza delle acque minerali che la legge consente di controllare in periodi più lunghi.

Purtroppo a causa dello stato delle reti di distribuzione il prodotto è spesso clorato in eccesso con conseguenze negative su odore e sapore.

Riveste una problematica particolare la quantità di sali di calcio e magnesio disciolti, denominata durezza e misurata in gradi francesi °F, per i fenomeni di incrostazione che comporta.

IL CALCARE

Le acque ricche di calcio, evaporando per effetto della temperatura, provocano un progressivo accumulo di carbonati di calcio che si depositano sulle superfici di contatto.
Questo fenomeno comporta un notevole danno in quanto spesso siamo costretti a pagare grosse somme di denaro per le riparazioni degli impianti e degli elettrodomestici.

L’accumulo di calcare ci costringe inoltre a consumare più energia per il riscaldamento e la circolazione dell’acqua, si calcola che un elettrodomestico aggredito dal calcare consuma fino al 30% di energia in più e subisce un invecchiamento precoce.

Poiché il fenomeno del calcare interessa principalmente i circuiti idraulici dell'acqua calda, basterebbe trattare semplicemente l’acqua da riscaldare, ma negli impianti domestici la stessa acqua deve servire anche per il consumo personale e pertanto nella scelta del tipo di trattamento bisogna rispettare la Legge.

Un altro inconveniente legato alla eccessiva concentrazione durezza dell'acqua è quello di ostacolare l'azione dei saponi e detersivi provocandone un eccessivo consumo e la inefficacia in particolare per la pulizia profonda dei capelli e della pelle.

IL TRATTAMENTO FISICO

Il trattamento fisico di magnetizzazione consiste nel passaggio dell’ acqua attraverso un potente campo magnetico.
Gli effetti del campo magnetico sull'acqua furono scoperti nell'anno 1900 dal fisico danese Hendrick Antoon Lorenz che per questo ricevette il premio Nobel nel 1902!!!

Il calcio e tutti gli altri ioni disciolti nell’ acqua vengono saturati elettricamente e il carbonato di calcio non ha più possibilità di formarsi e di depositarsi sotto la forma cristallina che provoca la formazione del calcare, ma solo nella forma denominata aragonite molto simile alla polvere del talco e quindi facilmente trascinato dalla corrente d’acqua evitando dannosi depositi.

Con il condizionatore magnetico il risultato di controllare il calcio è raggiunto senza l’addizione di composti chimici consentendo l’utilizzo dell’ acqua tal quale, senza ridurre la quantità di ioni calcio presenti. Si consiglia di usare i condizionatori magnetici entro i limiti di durezza di 25 °F con i seguenti vantaggi:
- nessun impiego di prodotti chimici ed additivi;
- nessuna alterazione delle qualità naturali dell’ acqua potabile;
- nessun consumo di energia elettrica;
- aumento dell’ efficienza degli impianti;
- minore consumo energetico complessivo degli impianti;
- minore manutenzione degli impianti;
- riduzione drastica dei costi di gestione;
- limitate dimensioni d’ ingombro.

TRATTAMENTI CHIMICI

I trattamenti chimici usati sono 2 : trattamento con resine e trattamento con polifosfati.

Gli impianti con resine  sostituiscono il calcio presente nell’ acqua con il sodio del sale, scambio ionico,  durante il passaggio attraverso un letto di resine impregnate di sale. L'uso degli addolcitori è indispensabile quando l'acqua ha una durezza superiore a 25°F.

Questo trattamento è abbastanza efficace ma, se usato in maniera non idonea, presenta i seguenti inconvenienti:
- durante il passaggio dell’ acqua attraverso la resina si verificano fenomeni di attecchimento di flora batterica con possibili evoluzioni negative per la salute del consumatore, se le resine non vengono disinfettate;
- le acque di scarico provenienti dalla rigenerazione delle resine pongono problemi di inquinamento in quanto riducono la biodegradabilità delle acque di fognatura, si può limitare questo fenomeno mediante una taratura adeguata dell'impianto in modo da ridurre il consumo di sale;
- le resine devono essere rigenerate con acqua salmastra e disinfettate almeno ogni 3-4 giorni;
- se l'addolcitore non è ben tarato, acqua trattata, ricca di carbonato di sodio, a temperature oltre gli 85° C diventa aggressiva e può provocare la così detta “fragilità caustica” con rotture improvvise di tubazioni, caldaie, radiatori, ecc...;
- dopo il trattamento l’ acqua distribuita dovrebbe contenere almeno!!150 mg./l di ioni calcio, corrispondenti a 15 gradi francesi, pertanto il fenomeno della formazione del calcare non è eliminato ma solo rimandato nel tempo se non è usato il condizionatore magnetico.

Il trattamento con polifosfati unisce fosfati con carbonato di calcio per formare un’unica macromolecola stabile.

Questo metodo è meno efficace del trattamento precedente e presenta i seguenti inconvenienti:
- il dosaggio dei polifosfati con le economiche apparecchiature in commercio è prefissato ad una certa quantità, mentre lo stesso dosaggio dovrebbe essere proporzionale alla quantità di calcio presente nell'acqua, pertanto in molti impianti si possono superare i valori limiti di 5 mg./l posti dalla Legge;
- la macromolecola polifosfato-carbonato di calcio oltre i 70° C da origine ad anidride carbonica, precipitato di carbonato di calcio (incrostazione), solubilizzazione del fosfato trisodico con formazione di sali complessi ionizzati disciolti in acqua che certamente non fanno bene all'organismo.

E' assolutamente sconsigliabile l'uso di polifosfati per acque destinate comunque all'alimentazione. I due trattamenti, addolcimento e polifosfati, devono avere per Legge a monte dell’ impianto una valvola di non ritorno per evitare possibili riflussi nella rete idrica urbana.

Ing. Camillo Sansone

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